Dissesti idrogeologici in aree a particolare valenza culturale: monitoraggio e valutazione del rischio nell’area del Monte alle Croci (Firenze)
PARTE I - Stato delle conoscenze
1. Evoluzione urbanistica del sito
2. Il patrimonio artistico e architettonico del Monte alle Croci
2.1. La chiesa di San Salvatore e il convento di San Francesco
3.
Cronologia dei dissesti e principali studi
4.
Analisi ed interpretazioni dal
5.
Interventi di consolidamento effettuati in tempi recenti
La
collina di Monte alle Croci, o collina di San Miniato, anticamente chiamata
Monte del Re, costituisce il più famoso dei “Colli Fiorentini”, l’insieme
dei rilievi che, posti in sinistra idrografica del fiume Arno, segnano
scenograficamente il limite meridionale dell’area urbana di Firenze (figura
1), componendo, assieme al vastissimo patrimonio architettonico della città,
uno dei più famosi complessi storico-ambientali del mondo (figura 2 e tavola
1). Il rilievo, seppur di modesta entità (
Figura
2 – Basilica di San Miniato (sec. XI), Palazzo de’ Vescovi (sec. XIV),
Cimitero delle Porte Sante (sec. XIX) e Bastioni Michelangioleschi (sec. XVI)
Nei primi secoli dell’era cristiana il territorio non era abitato e, infatti,
San Miniato viveva da eremita sul Mons Florentinus, che divenne poi luogo della
sua sepoltura e della costruzione della basilica a lui dedicata (Busignani A.,
1974). Sul finire del ‘200, Arnolfo di Cambio progettò una nuova cinta
muraria della città che lambiva il colle di San Miniato, escludendolo (figura
10). Dopo poco meno di due secoli, ai tempi della cacciata dei Medici e della
proclamazione della Repubblica Fiorentina, si decise di fortificare il complesso
del colle di San Miniato, per la sua posizione strategica. Ad organizzare
rapidamente la difesa fu chiamato lo stesso Michelangelo: venne realizzato un
fronte bastionato orientato verso SE (da dove effettivamente arrivò l’attacco
delle artiglierie nemiche) che circondava la sommità del colle di San Miniato
racchiudendo anche il complesso di San Salvatore e con due tratti di mura che
scendevano rapidamente verso l’Arno (Bertocci et
al., 1995) (figura 11).
Caduta, nonostante la disperata difesa,
Ptolomaei Claudii Cosmografia, 1472, la collina di San Miniato è raffigurata all'estrema sinistra |
Figura 11 - Veduta di Firenze, impressa nella stamperia G.D. de Rossi in di San Miniato. Roma, 1765. Particolare dei bastioni michelangioleschi (Ciullini R,1973) |
In
seguito, l’assenza di Monte alle Croci dalle cronache storiche delle vicende
della città, lasciano presumere un’assenza di interventi di rilievo, fino al
periodo tra il 1865 e il 1876, successivamente alla designazione di Firenze come
capitale del Regno d’Italia. La città e, in particolare, la sua zona
meridionale furono interessate da profonde opere di riqualificazione urbana,
ispirate ai modelli delle grandi capitali d’Europa (Parigi, Vienna) e dirette
dall’Ingegnere Giuseppe Poggi (Poggi G.,
1872). Sulla collina di San Miniato,
Poggi progettò e costruì il Viale dei Colli quale segmento meridionale
dell’anello viario di circonvallazione del nucleo urbano più antico,
ideandolo come un percorso scenografico di grande effetto, con punti panoramici
sulla città sottostante, di cui il Piazzale Michelangelo e il sistema delle
Rampe sono l’esempio più rilevante per dimensioni e notorietà (figura 12).
Il progetto di Poggi prevedeva spese molto
ingenti e tra le ragioni addotte dal progettista per superare le riserve legate
all’eccessivo onere economico, furono rilevanti quelle connesse con
l’esigenza di un riordino delle condizioni idrogeologiche del versante
finalizzato alla prevenzione di possibili futuri dissesti (Poggi, G.,
1882). La
realizzazione delle opere progettate comportò una decisa mutazione della
morfologia del versante, con sbancamenti e riprofilature che coinvolsero volumi
ingenti di materiale, la costruzione di strutture murarie di contenimento di
zone di riporto e terrapieni, la realizzazione di sistemi di drenaggio e
canalizzazione finalizzate all’adduzione delle acque a vasche e fontane
ornamentali; il progetto venne però concepito con la forte consapevolezza, da
parte del Poggi, della criticità della zona in cui andava ad operare (Canuti P.
et al., 1999). Infatti, le aree più instabili furono lasciate a verde pubblico
(area attualmente occupata da un campeggio), le Rampe furono progettate con la
funzione principale di stabilizzare, attraverso una serie di muri a retta, il
terreno soggetto a problemi di instabilità del versante ed al peso dei
materiali di riporto del piazzale che fu realizzato utilizzando, sia per ragioni
statiche che di economia, le strutture di difesa cinquecentesche e la scalinata
monumentale di accesso a San Miniato fu progettata con funzione, oltre che
architettonica, di sistemazione del pendio caratterizzato da piccoli ma
insistenti fenomeni di dissesto.
Figura 2 – La rampa di San Niccolò, foto Alinari, 3355 collodio 21x 27. Nel riquadro la basilica di San Miniato, la chiesa ed il convento di San Salvatore ed il Piazzale Michelangelo collegato al Lungarno attraverso le Rampe. |
La collina di Monte alle Croci costituisce un sito di elevato valore
paesaggistico e ospita monumenti di inestimabile valore artistico, storico e
culturale. Sulla sommità del colle
sorge la basilica di San Miniato al Monte (XI secolo; figg. 3, 4) che
costituisce uno degli edifici romanici più importanti di Firenze ed è
sicuramente uno dei capolavori dell’architettura fiorentina. L’edificio
risale al 1018, quando il vescovo Ildebrando decise di ricostruire la vecchia
chiesa che si trovava nello stesso luogo dove nel 250 il primo martire
fiorentino era stato martirizzato sotto l’imperatore Decio. I lavori di
costruzione e di decorazione della basilica di San Miniato durarono circa due
secoli, così come testimonia un’iscrizione pavimentare. A fianco della
basilica sorge un monastero la cui esistenza è nota fin da tempi remoti, anche
se molti degli ambienti conventuali furono realizzati nella prima metà del
quattrocento ad opera delle maggiori botteghe fiorentine. Il principale corpo di
fabbrica del complesso monastico, è costituito dal Palazzo dei Vescovi,
iniziato nel 1295 e terminato nel 1320. Il palazzo fu radicalmente restaurato
tra il 1902 ed il 1924 con la sistemazione sia della facciata che degli interni,
e successivamente negli anni 1962-87. Durante gli interventi di restauro sono
stati rinvenuti un affresco di Andrea del Castagno e uno di Paolo Uccello. Tutto
il complesso è circondato dai bastioni realizzati provvisoriamente in terra
battuta e mattoni crudi da Michelangelo nel 1529. Nel 1552 i bastioni vennero
trasformati in una fortezza permanente in muratura, ulteriormente modificata tra
il Cinque e il Seicento. L’area interna alla fortezza cinquecentesca, intorno
alla basilica e al monastero, è occupata completamente dal Cimitero
Monumentale, detta anche delle “Porte Sante”, realizzato a partire dal 1865.
Numerosi mausolei neogotici e neorinascimentali forniscono un interessante
panorama dei gusti architettonici della fine dell’Ottocento. Vi sono sepolti
numerosi uomini illustri fra cui Carlo Lorenzini (Collodi), Ruggero Leoncavallo,
Giovanni Papini, Vasco Pratolini, Giovanni Spadolini. Accesso ai monumenti si ha
attraverso
Sul
versante settentrionale sorge
Figura
5 e 6 – Interno e prospetto della Chiesa di San Salvatore (sec. XV)
Nella
porzione mediana del versante NORD, su un antico pianoro ampliato alla fine del
secolo scorso, ha sede il piazzale Michelangelo (1865-1876; figg. 7, 8). Questo
costituisce uno dei più famosi panorami urbani del mondo: la storica terrazza
è un maestoso monumento con cui il Poggi ha voluto omaggiare la memoria del
celebre artista fiorentino; è infatti dominata da un’imponente riproduzione
in bronzo della sua opera marmorea, il David (1501/1504, Galleria
dell’Accademia), alla cui base sono state poste altre copie di sculture che
l’artista realizzò per le tombe medicee, “Il giorno e la notte” e “Il
crepuscolo e l’aurora”(Chiesa di S. Lorenzo, Cappelle Medicee). L’idea del
Poggi aveva mire ancora più ambiziose e celebrative, progettò infatti
Figure
7 e 8 – Il piazzale Michelangelo:
Sulla
porzione inferiore del versante settentrionale della collina è situato
l’ottocentesco sistema di percorsi pedonali, aiuole e fontane delle Rampe, che
conducono ai quartieri di Oltrarno (figura 9); il sistema delle Rampe ha infatti
la funzione di riallacciare la grande apertura del Piazzale Michelangelo al
tessuto urbano, traducendo parte del versante collinare in un sapiente angolo di
città poggiana. Il tema delle Rampe denota in modo velato ma eloquente una
forte aderenza a quel tema toscano del terrazzamento, dei muri eretti a sostegno
della scarpata, elementi da sempre scritti per necessità nella morfologia del
paesaggio toscano. Il progetto calca la struttura degli impianti ideati
dall’uomo nel terrazzare i declivi collinari e alterare le superfici in modo
da lui scelto e ordinato, appropriandosi del carattere e adeguandolo a propria
misura.
Figura 9
– Le Rampe (1865 – 1876)
Tutti
questi monumenti sono collegati fra loro e alla città attraverso il viale dei
Colli, la passeggiata con cui Firenze capitale d’Italia ha emulato le analoghe
realizzazioni delle grandi capitali europee, Il viale dei colli, previsto come
completamento del circuito dei viali di circonvallazione della città, si
distanzia dalle mura che furono in questa zona in gran parte risparmiate. Alla
base del versante settentrionale, sorge la torre di S. Niccolò, imponente per
il suo valore artistico e storico. La torre è una testimonianza dell’assetto
urbanistico fiorentino antecedente alle trasformazioni apportate in seguito al
progetto del Poggi in quanto costituiva una delle porte di accesso alla città:
il piano di ampliamento di Firenze prevedeva infatti l’abbattimento di gran
parte delle mura trecentesche ma risparmiava, come in questo caso, le porte
medievali per utilizzarle come fuoco di riferimento prospettico su cui aprire le
piazze. Porta S. Niccolò, l’unica ad aver mantenuto intatta l’alta torre
difensiva, risale all’anno 1324, e il suo valore artistico è arricchito da un
affresco quattrocentesco raffigurante
2.1.
La chiesa di San Salvatore e il convento di San Francesco
L’instabilità
del colle, detto in antico Monte del Re, è nota fin da tempi assai antichi e
notizia delle sue manifestazioni è giunta a noi attraverso la cronaca dei
dissesti occorsi agli edifici che su di esso si ergevano. Gli edifici che
maggiormente hanno risentito degli effetti dell’instabilità del colle sono
3. Cronologia dei dissesti e principali studi
I
dissesti dell’area di Monte alle Croci sono registrati in una lunga serie di
documenti storici e d’archivio: le vicende della collina, rilevante sia per
motivi religiosi che militari (questi ultimi connessi con la posizione
strategicamente dominante) ricorrono infatti ripetutamente nella storia della
città di Firenze e dei suoi avvenimenti politici. Grazie a tale abbondante
documentazione è possibile ricostruire in dettaglio la successione degli
interventi di restauro che hanno interessato, nel corso dei secoli successivi
alla loro costruzione, molti degli edifici e strutture monumentali menzionati.
Fin dai tempi di Cosimo il Vecchio il monte non era stabile “per acqua che
dicono corrervi sotto”, come venne affermato, intorno al 1447, quando i
frati francescani chiesero a Cosimo de’ Medici il finanziamento per lavori di
ampliamento che non fu loro accordato proprio a causa dei continui smottamenti
del terreno verso l’Arno (Berti
G.F., 1850; Pulinari D., 1913; Poggi G., 1872,
pag. 35). Fenomeni gravitativi si erano quindi già evidenziati nel corso del
‘400, ma alla fine di detto secolo si palesarono evidenze fessurative e
deformazioni di notevole entità nel complesso di San Salvatore (la chiesa
omonima e l’annesso convento di San Francesco). Secondo alcuni, a seguito di
movimenti del terreno causati dalla infiltrazione delle acque meteoriche, si
ebbero dei danni nella chiesa (Mazzanti et
al., 1876); secondo il Carocci (Carocci
G., 1907) ed altri autori, la chiesa, invece, a causa di spostamenti del suolo
rovinò completamente e, soltanto dopo questo episodio, fu ricostruita secondo
il disegno del Cronaca. Autori più attendibili riportano che soltanto il
Convento rovinò e che vedendosi la difficoltà grandissima di riparare le
fondazioni, si pensasse di ricostruirlo completamente in una posizione più
vicina alla chiesa, la quale fu al tempo stesso riparata (Atti del Consiglio
Comunale, 1870) La chiesa di San Miniato riportò danni di poco conto mentre il
suo campanile prima si inclinò e poi, nel tentativo di raddrizzarlo, rovinò (Anonimo,
1834). Nel 1499 vennero interpellati fra gli altri, Leonardo da Vinci,
Giuliano da Sangallo e Jacopo del Pollaiolo sulle cause dei dissesti e sul modo
di ricostruire il campanile di San Miniato. La commissione indicò come causa
dei dissesti la natura geologica del terreno, l’infiltrazione nel terreno
delle acque di precipitazione ed i tagli operati alla base del versante per
l’attività di una cava di materiale per laterizi1. Fra gli
interventi proposti, fu scelto di rifondare il Convento. La stessa commissione
espresse giudizio anche su dove fosse meglio ricostruire il campanile di San
Miniato e pochi anni dopo Baccio D’Agnolo cominciò i lavori nello stesso
luogo dove era caduto. Questi provvedimenti, tuttavia, non risolsero
definitivamente i problemi di San Salvatore anche perché, fra l’altro, nel
1529, ai tempi della guerra di Firenze contro le armate del principe Filippo
d’Orange Viceré di Napoli, San Salvatore si trovò sotto il tiro delle
artiglierie avversarie ed il convento colpito rovinò del tutto mentre la chiesa
fu danneggiata per le vibrazioni del terreno (Bacci P.,
1960). Nel 1530 si
formarono infatti dei cretti nella facciata e nella parete di destra a cui si
cercò di rimediare convogliando le acque in una cisterna scavata sotto
l’attuale boschetto del convento. Altri movimenti che crearono profonde
spaccature nel terreno si ebbero nel 1536 (Bacci P.,
1960). Nel 1547 sul colle
adiacente a est del Monte alle Croci, la collina di Boboli-Belvedere (detta
anche Poggio dei Magnoli), si verificò una frana disastrosa con effetti tragici
che portò al divieto di costruire su tutto il versante del Poggio2. (Morozzi,
1762, Lastri 1821, Losacco 1957). Nel 1550 si ebbero nuovi danni alla chiesa ed
al convento, a cui seguirono interventi di rifondazione degli edifici, la
costruzione di barbacani e la collocazione di catene (Moreni D.,
1791). Nel 1562
realizzati dai Capitani di Parte Guelfa (Poggi,
1872)
Non
si hanno notizie di movimenti fino al 1758 anche se dopo periodi di piogge
prolungate, come nel 1709 e nel 1722, si resero necessari rafforzamenti alle
fondamenta ed al tetto. Nel 1758 si aprirono nuovi cretti nella facciata e nella
parete di destra della chiesa a cui seguirono nuovi interventi di restauro. (Bacci
P., 1960)
Nuovamente nel
1853 gli smottamenti nella collina si ripeterono in modo preoccupante e
provocarono lesioni nella chiesa e nel convento. Così il Governo Toscano
incaricò il Consiglio dei Lavori Pubblici di nominare una Commissione perché
affrontasse il problema. I membri della Commissione erano F. Chiesi, P.
Poccianti, G. Baccani, P. Falcini, L. Passerini e G. Poggi. I movimenti del
suolo vennero imputati alla infiltrazione di acqua piovana ed alla coltivazione
delle pendici e, per rimediarvi, come nel 1652 e nel 1695, fu proposta la
canalizzazione delle acque superficiali, la costruzione di muri di sostegno, il
divieto di coltivazione ed il rimboschimento delle pendici verso l’Arno, ma
questi interventi non vennero mai realizzate. (ASCF, Atti del Consiglio
Comunale, 1872) Quando nel 1865 la capitale d'Italia venne trasferita da Torino
a Firenze, iniziarono i lavori di ampliamento della città con la costruzione
del viale dei Colli e del Piazzale Michelangelo, lavori che avrebbero dovuto
anche risolvere il secolare problema degli smottamenti del Monte alle Croci.
Questi interventi furono realizzati dall’ingegnere Giuseppe Poggi che,
infatti, nel suo rapporto del 31 ottobre 1870 scrisse: in primo luogo è
dovere dichiarare che i grandi lavori del Viale e del Piazzale Michelangelo sono
nella prima linea dei provvedimenti di tutela, e questi produrranno effetti
utilissimi, avendo resa sodiva una rilevante estensione di quel colle ed avendo
raccolte le acque pluviali che spiovono sui medesimi, per condurle in direzioni
opposte agli antichi movimenti del colle. (ASCF, Atti del Consiglio
Comunale, 1872) Nonostante gli interventi realizzati dal Poggi nel novembre 1878
e nella primavera
In
seguito a tali movimenti, nella primavera del 1879 fu nominata una apposita
commissione di studio, presieduta dall’Ing. F. Giordano; i risultati furono
presentati in una ampia relazione corredata da planimetrie (figura 15) e da
stratigrafie di pozzi profondi. La tavola I allegata a tale relazione contiene
una planimetria di grande dettaglio (curve di livello a 1m e punti quotati) che
ha permesso di individuare l’esatta ubicazione degli acquidocci realizzati nel
1652 e quindi di posizionare la cava di laterizi, dato che nei documenti
comunali si legge che l’acquidoccio principale, era da farsi “in quei
luoghi accennati in sul disegno” (figura 13) in modo che esso “conduscha
l’aqque alla cava della Terra de’ mattoni e di lì per un ramo solo la porti
al fiume”
(ASCF,
Atti del Consiglio Comunale, 1872). I
pozzi, realizzati a profondità variabili fra 15 e
Figura
15 – Tavola I allegata alla relazione fatta dalla Commissione Giordano (Giordano
F., 1884). In planimetria sono riportati i terreni da espropriare
(area in giallo, oggi occupata dal campeggio), gli edifici dissestati,
l’ubicazione dei sondaggi, le tracce delle sezioni. |
La Commissione propose alcuni provvedimenti da adottare fra cui l'incatenamento dei muri della navata e delle cappelle della chiesa di San Salvatore sotto il piano del pavimento attraverso le fondazioni, escludendo lavori di sottofondazione a causa delle scadenti qualità del terreno.
L'ingegnere
Tito Gori, nel 1881, redasse e realizzò il progetto dopo aver osservato che la
parte superiore dei muri della navata e delle cappelle, legata alle travature
del tetto, non si era mossa, mentre quella bassa si era spostata notevolmente.
Si sarebbe fermato lo spostamento del lato SW della navata, ossia il lato più
lesionato, agganciandolo con due catene al campanile, mentre altre due catene,
una posta in corrispondenza dell'arco del presbiterio ed un'altra tra il
campanile e la facciata, oltre ad una serie di catene secondarie collocate tra
le pareti esterne e quelle della navata, avrebbero completato il sistema di
consolidamento (figura 16) (ASCF, Atti del Consiglio Comunale,
1872).
Figura 16
– Intervento di consolidamento della Chiesa di San Salvatore effettuato nel
1881
Alla
fine del XIX secolo, in seguito ad un terremoto (1895) ed allo scavo delle tombe
nel cimitero delle Porte Sante e nella Basilica, si verificarono numerosi
dissesti nella Basilica, i quali resero necessario effettuare alcuni interventi
di consolidamento. Intorno al 1960 furono effettuati numerosi interventi sia nel
Cimitero delle Porte Sante che nel Palazzo dei Vescovi, ma, probabilmente, anche
in questo caso, i dissesti sono ascrivibili non tanto a movimenti del suolo
quanto piuttosto alle realizzazione di numerose tombe; infatti, in una lettera
indirizzata dai monaci benedettini alla Sovrintendenza, vengono chiesti
interventi urgenti quali ”…la fortificazione delle fondamenta del palazzo
dei Vescovi onde fermare i grossi cretti interni che ancora si aprono
nell’interno dei saloni (questi cretti li abbiamo veduti nascere e crescere
dacchè intorno al Monumento, il Comune ha fatto degli scavi per aumentare la
possibilità di seppellire i morti”. (Archivio della Sovrintendenza ai
Beni Ambientali e Architettonici con sede in Palazzo Pitti) Anche in tempi più
recenti i danni si sono concentrati nelle aree storicamente instabili, in
maniera più o meno evidente, con episodi più importanti nel
Tabella 1 - Cronologia
dei principali dissesti ed interventi antropici nell’area di Monte alle
Croci.
Data
|
Evento
|
Edifici
interessati da dissesti |
Interpretazione
(Autore) |
Interventi
antropici |
XI
– XII |
|
|
|
Costruzione
Basilica di San Miniato |
XV-XVII
|
|
|
|
Attività
estrattiva della cava di mattoni |
1418
|
|
|
|
Ristrutturazione
di una villa in un convento (San Francesco) |
1430
|
Movimento
del suolo |
Complesso
di San Salvatore |
|
|
1435
|
|
|
|
Terminata
la costruzione della prima chiesa di San Salvatore |
|
|
|
|
Terminata
la costruzione della seconda chiesa di San
Salvatore |
|
|
Crollo
del campanile di San Miniato |
Problemi
strutturali (Leonardo da Vinci, Jacopo del Pollaiolo, Giuliano da
Sangallo) |
|
1499
|
Movimento
del suolo |
Crollo
del convento di San Francesco
|
Percolazione
delle acque e presenza di una cava ai piedi del versante (Leonardo da
Vinci) |
|
|
|
|
Percolazione
delle acque e problemi di fondazione (Jacopo del Pollaiolo) |
Interventi
sulle fondazioni del Convento |
1500
ca. |
|
|
|
Ricostruzione
campanile di San Miniato |
1529
|
|
|
|
Michelangelo
costruisce i Bastioni |
|
Guerra
|
Rovina
del convento e danni alla chiesa
|
|
|
1529
|
Movimento
del suolo |
Lesioni
esterne nella chiesa di San Salvatore (facciata e parete destra)
|
Problemi
di drenaggio superficiale (Michelangelo?) |
Convogliamento
delle acque sotterranee in una
cisterna scavata nei pressi del convento |
1536
|
Movimento
del suolo |
Lesioni
nel pavimento della chiesa di San Salvatore |
|
Lavori
di consolidamento delle fondazioni |
1550
|
Movimento
del suolo |
Crollo
della parte orientale del convento e lesioni nella chiesa San Salvatore
|
|
Realizzazione
di nuove fondazioni, barbacani, catene |
1562
|
|
|
|
Sbassamento
del campanile di San Salvatore di 26 braccia ( |
1571
|
Movimento
del suolo |
Lesioni
nella parte rimanente del convento |
Infiltrazione
delle acque (Anonimo) |
Restauro
di tutta la chiesa di San Salvatore |
1651
|
Terremoto
|
|
|
|
1651
|
Frana
del versante NE della collina |
Danni
al complesso di San Salvatore e distruzione di numerose case nel quartiere
di San Niccolò |
Infiltrazione
delle acque superficiali (Commissione Cecchi, Silvani, Parigi)
|
Realizzazione
di drenaggi superficiali sulla collina e di opere idrauliche nel quartiere
di san Niccolò. Vincoli sull’uso del suolo. Collocazione di catene
nella Chiesa di San Salvatore |
|
|
|
Acque
sorgenti (Gargiolli)
|
|
1695
|
|
Lesioni
sul muro meridionale del complesso di San Salvatore |
Cause
geologiche e geomorfologiche predisponenti al dissesto (Arch. Ferri e
Nelli) |
Nuove
strutture di fondazione a maggiore profondità sul lato meridionale e
costruzione di nuovi barbacani verso l’Arno.
|
1709
|
Movimenti
di poca rilevanza |
Danni
al complesso di San Salvatore non ben documentati |
|
|
1722
|
Movimenti
di poca rilevanza |
|
|
Interventi
su fondazioni e tetto della chiesa di San Salvatore |
1758
|
|
Nuove
lesioni su facciata e parete destra della chiesa di San Salvatore |
|
Interventi
di restauro |
1853
|
Notevoli
movimenti in tutta la collina |
Danni
al complesso di San Salvatore ed alle strutture murarie di contenimento
|
Condizioni
geologiche del terreno di fondazione (Arch. Baccani) |
|
|
|
|
Infiltrazione
delle acque superficiali (Ing. Chiesi) |
|
1865-76
|
|
|
|
Costruzione
Piazzale Michelangelo, Viale dei Colli, le Rampe (Ing. G. Poggi) |
1870
|
|
|
|
Scavo
galleria filtrante ( |
1872
|
Movimento
del suolo |
Lesioni
nell’angolo NE del Piazzale Michelangelo |
|
|
|
Movimenti
del suolo su tutto il colle |
Lesioni
diffuse nell’area del Piazzale Michelangelo e del versante sottostante.
Ampliamento delle lesioni nel complesso di San Salvatore |
Problemi
di regimazione delle acque superficiali e uso del suolo (Ing. Poggi)
|
|
1878-79
|
|
|
Condizioni
geologiche del terreno (Commissione Giordano) |
1)
concatenamento fondazioni della Loggia
2) espropriazione terreno Frullini (attuale campeggio) e divieto di
coltivazione 3) concatenamento delle fondazioni della chiesa di San
Salvatore |
1895
|
Terremoto
|
Danni
alla basilica di San Miniato |
|
|
1903-1908
|
|
Lesioni
nella basilica di San Miniato |
Scavo
di tombe all’interno della Basilica (Sovrintendenza ai Beni
Ambientali ed Architettonici) |
Collocazione
di catene e costruzione di nuovi pilastri |
1926
|
|
|
|
Collocazione
di catene all’interno della Basilica di San Miniato |
1960
|
|
Lesioni
nel Cimitero delle Porte Sante |
|
|
1965-72
|
|
Lesioni
nel Palazzo dei Vescovi |
Scavo
di tombe (Sovrintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici,1988)
|
-Restauro
con abbattimento di sovrastrutture -Consolidamento delle fondazioni della
facciata -Formazione di intelaiature di cemento armato nei rinfianchi
delle volte e nei sottofondo del pavimento del convento |
1973
|
|
Cedimenti
della pavimentazione dell’angolo NE del Piazzale Michelangelo con
lesioni delle mura sottostanti |
(Comune
di Firenze, 1974) |
Consolidamento
del muro a retta sotto l’angolo NE del piazzale mediante sottofondazione
con micropali. Restauro dei muri di sostegno lesionati. |
1979
|
|
Lesioni
nelle mura di sostegno del Piazzale Michelangelo e nel muro di cinta del
complesso di San Salvatore |
(Comune
di Firenze, 1979) |
Non
viene proposto alcun intervento di consolidamento auspicando un più
approfondito monitoraggio dei fenomeni di dissesto che affliggono
l’intero colle. |
Tabella 2 -
Testimonianze storiche relative ai principali eventi occorsi sul Monte alle Croci
|
MONTE
ALLE CROCI |
|
1499
|
“Era
appena la fabbrica della Chiesa che cominciò a pericolare a cagione dei
movimenti prodotti dalle acque penetranti tra il sasso del quale è
formato il poggio e lo strato di terra che lo ricopre” |
|
|
“si
sa che nel 1499, per movimenti di suolo essa
(la chiesa) rovinò completamente e che dovette
esser rifatta a qualche distanza dalla precedente. |
|
|
A
chiesa di San Miniato riportò danni di poco conto mentre il suo campanile
prima si inclinò e dopo, “avendo un ingegnere intrapreso
esteriormente a raddrizzarlo…”(anonimo, 1834), rovinò |
|
1529
|
Il
convento, colpito dalle artiglierie nemiche rovinò del tutto mentre per
la chiesa, come riporto il Bacci (1960)”…ciò che non fecero le
artiglierie, lo fece lo spostamento dell’aria, lo scotimento del terreno
per il rovinio dell’edificio che agevolò lo slittamento dei
fondamenti” |
|
1536
|
“…si
aprirono profonde spaccature nel terreno, nel pavimento della Chiesa e
crollarono moltissime parti delle costruzioni che affiancavano il
convento” |
Bacci
P., 1960 |
1550
|
“…per
la natura del terreno, o per altra qualunque causa, precipitò quasi tutto
il Convento di S.Francesco, che stava a Levante, e s’aprì in più
luoghi la bela Chiesa per la di cui riparazione l’Arte di Calmala
dovette erogare gran somma di danaro per rinnovare nel 1551, i fondamenti,
per farvi profondi barbacani, e per cingerlo di catene, lavoro che durò
fino al 1555 per cui necessitati furono i frati rifugiarsi in
Firenze…” |
Moreni
D., 1791 |
1571
|
“…si
rinnovarono ripetutamente altri movimenti tellurici sulla collina, causati
soprattuttodalle solite infiltrazioni delle acque sotterranee, le quali
minavano sordamente i fondamenti di tutto il fabbricato, per cui quella
parte insignificante del convento rimasta miracolosamente in piedi, ne
risentì con nuovi cretti e nuove spaccature, che ferita e indebolita
dalla guerra, faceva temere e prevedere una non lontana e completa
rovina”. |
Bacci
P., 1960 |
1651
|
“…per
la gran pioggia durata per lo spazio di quattro mesi,…rovinò per molti
luoghi nello Stato, in specie a San Francesco al monte, che vi fecero
molte catene, e altri ripari, e bisognò che i frati si ritirassero verso
la Fortezza”
|
|
1758
|
“Nel
1758 essendosi aperte nuove ferite nella facciata e nella parete di
destra, causate sempre dalle solite infiltrazioni di acque nei fondamenti,
il Sig. …, fece restaurare a proprie spese Convento e Chiesa” |
Bacci
P., 1960 |
1853
|
“Nel
1853 (anno di grandi piogge) si rinnovarono dei notevoli movimenti della
Chiesa, convento del Monte, alle cisterne contigue, ed a vari muri a retta
del colle” |
|
|
“Grandi
cretti manifestatisi in quelle fabbriche messero in timore i Frati, i
quali invitarono l’Architetto G. Baccani a proporre rimedi atti ad
impedire la rovina” |
|
1878-79
|
“La
nomina dell' attuale Commisione ebbe origine dall'allarme eccitato da
certi movimenti di alcune zone di terreno e di parte degli edifizii,
antichi, moderni, esistenti sulla pendice di detto monte volta verso
l'Arno, movimenti che si manifestano nel novembre del 1878 ed in parte
nella primavera del |
Tabella 3 - Testimonianze storiche relative ai principali eventi occorsi sulla collina
di Boboli-Belvedere (detta anche Poggio de’ Magnoli)
|
COLLINA
DI BOBOLI-BELVEDERE |
|
1284
|
“…negli
anni di Cristo 1284, il dì di Domenica d’ulivo…, in Firenze hebbe
grande diluvio d’acqua…, ch’el fiume d’Arno crebbe tanto che allagò
molto della Città presso le rive, et per la detta acquazzone il Pogio
detto dei magnoli di sotto a S. Giorgio, et sopra S.Lucia si commosse a
rovina, venne rovinando infino in Arno, et fece cadere, et guastare più
di 50 case, ch’erano sopra al detto Pogio…”
|
|
1547
|
“…avvenne
in questo tempo un diluvio grandissimo il quale allagò, e ricoperse buona
parte della Città…[…]…Erano sei mesi che quasi di continuo era
piovuto, …[…]…ed in Toscana specialmente piovventanto, che non
solamente i fiumi tutto l’anno vi furono altissimi, ma mosse in modo in
Firenze il suolo della terra del Poggio sotto la porta S.Giorgio chiamato
dagli antichi Poggio dei Magnoli, che le case de’ Nasi e de’ Neri, le
quali erano a pie’, e nella costa del Poggio, in tutto ne rovinarono
dirimpetto a S.Lucia, con alcune altre di sopra e di costa con ispavento
di tutta la Città” |
|
|
Testimonianza
di un cittadino dell’epoca che fu accusato,insieme ad altri, di aver
provocato la frana mediante tagli fatti al versante per diminuire la
spinta del terreno sulle case. “…se venissi dall’esser tagliato
il poggio sarebbe seguita questa ruina più anni sono; perché sebbene il
poggio fu tagliato da noi dreto alle nostre Case quattro anni or sono, are
stato tagliato prima quando le case furono edificate cinquanta anni sono;
…[…]…Ma una ragione se ne vede più chiara, che è che …[…]…la
fosse fatte da noi dreto alle nostre Case non si aggiungono, anzi ancora
loro cosi aperte calorno…[…]…il poggio dove è seguito questa ruina
per tutto ha un braccio, o manco di terra in superficie, e sotto è tutto
lastre e suoli l’una appresso all’altra; alcune d’esse sono grosse
un dito, altre dua, le più grosse non sono un ottavo di braccio, e sono
tanto fragile che non servono per murare,
e se stanno allo scoperto, si risolvono e diventano
terra…[…]….Fra l’uno e l’altro è un mezzo dito, o un dito, o
due di terra morbida, che pare sapone, ed è sempre molle il che mostra
che il poggio ha per le sue vene assai acque, che penetrando si
smaltiscono per questi filaretti non piani, ne alquanto pendenti secondo
il poggio, ma in modo erti, e precipiti, che quello filaretto, che in un
luogo si trova un braccio sotto, lontano di qui quattro braccia, si trova
quattro o cinque braccia più basso…[…]…Penetrando adunque l’acqua
fra l’uno e l’altro filaretto, intenerisce, e ne porta la terra, sicchè
rimanendo voto fra l’uno,e l’altro, conviene che il poggio sdruccioli
essendo tanto precipite, o che cali”. |
|
1651
|
Molti
danni si ebbero in San Niccolò dove”…con varie sfaldature del
Monte rovinarono ancora più case…” |
-------------------------------------------------------------------------------------------------
1 Secondo
quanto riportato dagli Ingegneri Cecchi, Silvani, Parigi nel 1652, la cava
doveva trovarsi nell’aria dove attualmente è situato il campeggio. (ASCF,
Atti del Consiglio Comunale, 1872)
2 A
questa frana si deve
indirettamente la nascita del genio dell’architetto Buontalenti. Infatti, come
riporta il Berti (Berti L.,
1824), il Buontalenti, allora fanciullo di 11 anni
di umili origini, rimase sepolto sotto le macerie. Il granduca Cosimo I,
impietosito da questo avvenimento, lo adottò e lo fece educare sotto la guida
di F. Salutati.
4.
Analisi ed interpretazioni dal
La
diffusa instabilità dei versanti della collina è stata oggetto di numerose
analisi anche in tempi più recenti rispetto alla sequenza di studi e rilievi
esaminati nel capitolo 3.
Alcuni
decenni più tardi rispetto agli studi compiuti dalla Commissione Giordano (Giordano
F., 1884), si registra la posizione di Canavari (1828) che si allineò
con quella interpretazione, sottolineando l’azione delle acque percolanti che,
a contatto prolungato con le argilliti, “le avrebbe ridotte a una vera e
propria poltiglia” (Canavari M.,
1928).
Il
Losacco invece, nel 1957, attribuì i “liscioni” ed i livelli di
scompaginamento a zone di scorrimento lungo cui si sarebbe mossa l’intera
collina, scalzata alla base dall’azione erosiva dell’Arno. Secondo Losacco,
i livelli scomposti caotici non sono responsabili di movimenti di cedimento
verticale, ma di un movimento di traslazione , avvenuto secondo superfici di
strato, in corrispondenza dei livelli scistosi. Egli perciò attribuisce il
movimento, secondo la classificazione del Penta, a scorrimenti lungo superfici
preesistenti al movimento e non originate da questo; egli rileva inoltre che “non
si trova un unico piano di scivolamento, ma livelli multipli di scorrimento,
indipendenti tra loro e corrispondenti sempre a superfici di strato” (Losacco
U., 1957).
Nel
Nel
1989, il Comune di Firenze nominò una Commissione di Studio Interdisciplinare
con lo scopo di stabilire criteri di intervento per il consolidamento del Monte
alle Croci. Nella relazione finale venne in parte sostenuto quanto già
affermato dal Losacco nel 1957, ossia che i dissesti del colle erano
riconducibili a movimenti traslativi lungo superfici preesistenti corrispondenti
a livelli di argilliti fortemente alterate e scompaginate posti a quote diverse
da zona a zona. Si affermò inoltre che l’assetto strutturale sfavorevole (a
franapoggio), l’azione erosiva del fiume Arno al piede della pendice, la
sconnessione di tratti di rete fognaria, e le manomissioni antropiche
consistenti in notevoli riporti di terreno ed in tagli lungo il colle per la
realizzazione del viale, ma anche al piede di esso con una galleria filtrante,
avevano contribuito al dissesto generalizzato dell’area. Si sottolineò
inoltre che l’acqua di infiltrazione superficiale, che attraversava a vari
livelli l’ammasso considerato, contribuiva notevolmente ad aggravare le già
mediocri caratteristiche fisicomeccaniche. La commissione concluse la
relazione sottolineando la necessità di un piano di monitoraggio che
consentisse di seguire l’evoluzione del fenomeno e di progettare gli
interventi risolutivi (Comune di Firenze, 1990)
Nei
primi anni ’90 è stata realizzata una campagna di analisi, la cui
documentazione è andata in gran parte persa, a causa dell’acquisizione dei
documenti da parte della Pretura di Firenze a seguito di una inchiesta
giudiziaria (Comune di Firenze, documentazione sparsa). Nell’ambito della
campagna sono stati realizzati, inoltre, 8 sondaggi sismici tomografici in 4
pozzi profondi fino a 50m, con misure ogni due metri ed energizzazioni fino a
Focardi,
evidenziando la struttura a sinclinale con direzione degli strati variabile tra
E-W nella zona a sud di San Miniato e N-S in prossimità del fiume Arno e
considerando che l’assetto degli strati misurati nei pozzi eseguiti dalla
commissione Giordano si mantiene praticamente costante per tutta l’altezza di
indagine, ritiene che non siano avvenute frane di scivolamento rotazionali o
lungo direttrici diverse da quelle di massima pendenza degli strati, bensì una
frana di scivolamento planare in direzione NE che coinvolge il campeggio e
l’area sovrastante. (Focardi P.,
1991)
Recentemente,
in base all’analisi della documentazione storica ed all’analisi
geomorfologia, viene esclusa altresì la possibilità di una frana di vaste
dimensioni, in quanto sono state rilevate manifestazioni di numerosi fenomeni
franosi distinti (Bertocci R. et al,
1995). Gli autori suppongono che le
scarpate e le lesioni che si manifestano nell’area del campeggio siano da
associare ad una superficie di scorrimento multipla non affiorante oppure che
gli spostamenti che si manifestano nella zone a monte sono assorbiti da fenomeni
di compressione e da leggeri rigonfiamenti nelle parti inferiori del pendio,
senza lo sviluppo di una superficie di scorrimento continua e definita fino al
piede della massa potenzialmente in frana.
Dal
1992 al 1999 è stata realizzata, da parte del comune di Firenze, una nuova
campagna di monitoraggio, così come schematizzato nella tabella sottostante.
Gran parte della strumentazione installata allora è tuttora funzionante o è
stata ripristinata ottenendo una utile integrazione con la nuova strumentazione
in progetto (vedi capitolo 10).
Tabella
4. Campagna di monitoraggio realizzata dal Comune di Firenze nell’area di San
Miniato (Comune di Firenze, 1999).
|
Totale |
Profondità
massima (m) |
Profondità
minima (m) |
Profondità
media (m) |
Periodo
funzionamento |
N.
Misure |
Deformometri
|
44 |
- |
- |
- |
1992-1999 |
25
|
Inclinometri
|
30 |
80
|
26
|
49
|
1997-1999 |
6
|
Piezometri
|
15 |
53
|
9
|
33
|
1996-1999 |
34
|
Per
quanto concerne il monitoraggio delle lesioni murarie, in molti casi le misure
hanno presentato delle oscillazioni stagionali, anche di notevole entità, e,
talvolta, è apparsa evidente una tendenza sufficientemente definita di
approfondimento delle lesioni, come nel caso delle lesioni che si trovano sul
muro di cinta del complesso di San Salvatore e sui Bastioni Michelangioleschi. I
realizzatori del monitoraggio hanno sottolineato che gli andamenti stagionali
non possono essere ricondotti univocamente a movimenti del terreno quanto
piuttosto a problemi strutturali dei singoli edifici, ipotesi che comunque non
riduce la possibilità di un eventuale collasso. In base alle misure
piezometriche, lo studio ha
evidenziato che non esiste una falda vera e propria, ma più acquiferi distinti;
nonostante questo l’andamento nel tempo è stato simile in tutti i piezometri,
caratterizzato da un innalzamento nel periodo invernale e comunque da un
immediato effetto prodotto dalle piogge, con l’unica eccezione del piezometro
posto nell’area del campeggio, che ha presentato un picco estivo nel 1998. I
risultati del monitoraggio inclinometrico eseguito nel periodo 1997-1999 non
hanno condotto ad interpretazione univoca della geometria e cinematica di tali
movimenti, soprattutto per quanto concerne la definizione dell’esistenza di
superfici di scivolamento e sulla determinazione della loro profondità. Per
quanto siano da considerarsi pienamente affidabili le misure effettuate, sono
state avanzate alcune riserve sulle modalità di installazione dei tubi, legate
in taluni casi a pendenze eccessive, in altri a problemi di scarsa aderenza al
terreno a seguito di insufficiente o non idonea cementazione.
In
conclusione, dalle indagini svolte nel periodo 1992-1999, è emerso che non si
sono manifestate particolari condizioni di aggravio dei dissesti tali da
indicare condizioni di pericolo per la collina nel suo insieme; tuttavia sono
state individuate situazioni locali di sofferenza statica in compagini
strutturali o di movimenti del terreno per i quali si è resa necessaria una
ulteriore valutazione (Comune di Firenze, 1999).
Per
un controllo altimetrico dell’area di San Miniato sono state eseguite
livellazioni geometriche di alta precisione nel febbraio 1990, nel luglio-agosto
1993 e nel novembre
Fra
il 1994 ed il 1996 sono state monitorate, con frequenza mensile, 23 lesioni
significative presenti nella chiesa di San Salvatore. Tutte le lesioni osservate
si sono dimostrate pressoché statiche, ad eccezione di spostamenti riscontrati
sul muro di sostegno in pietra che si affaccia sul piazzale Michelangelo e sul
muro di sostegno di fianco alla facciata della chiesa. Lo studio ha quindi
confermato l’equilibrio statico dell’edificio, mentre la causa dei dissesti
presenti, seppur minimi, vengono attribuiti alla natura del terreno. (Giubbi G.,
1996)
Nell’agosto
1999 sono stati fatti degli accertamenti volti ad individuare lo spessore dei
terreni di riporto in corrispondenza del Piazzale Michelangelo.
L’inquadramento geologico, geomorfologico e geotecnico sposa completamente
l’ipotesi dell’esistenza di più fenomeni distinti (Bertocci R. et al,
1995), non arrivando però ad effettuare accertamenti diretti sullo spessore del
riporto rimandando ad una verifica da effettuarsi con la tecnica della sismica a
rifrazione (Ceccanti G., 1999). Tale verifica è stata effettuata realizzando
l’esplorazione di quattro profili, ciascuno profondo
Infine,
Nella
tavola 4 è riportata l’ubicazione delle principali indagini geognostiche
effettuate.
Da
quanto esposto risulta che gli studi ed i rilevamenti effettuati hanno condotto
a conclusioni non sempre concordanti in merito alla caratterizzazione dei
movimenti (Focardi P., 1991; Taddei E., 1992; Bertocci R. et
al., 1995; Autorità
di Bacino del Fiume Arno, 2000; Agostini G. et al., 2002a; 2002 b). In taluni
casi è stata infatti ipotizzata l’esistenza di un movimento generalizzato del
versante settentrionale della collina, in altri l’interpretazione ha condotto
alla definizione di alcune frane rototraslative di medie dimensioni con
superficie di scivolamento a profondità indeterminata; alcuni studi, infine,
suppongono la presenza di numerosi movimenti superficiali di superficie e
tipologia variabile. Nel complesso, tuttavia, la letteratura non fornisce dati
sufficienti per giungere ad una identificazione affidabile né della profondità
dei movimenti né della geometria superficiale.
Tabella 5
–Indagini geognostiche effettuate nell’area del Monte alle Croci (Agostini
et al., 2003)
Data
|
Indagini
effettuate e strumentazione installata |
Interpretazione
dei risultati |
1879-80
|
5
sondaggi e saggi di esplorazione |
Movimenti
indipendenti dovuti a cedimenti verticali del terreno |
|
Censimento
degli edifici danneggiati |
|
1973-74
|
24
sondaggi a rotazione |
Ipotesi
di cedimenti verticali dovuti alla presenza di zone alterate |
|
34
carotaggi di ispezione superficiale |
alla
profondità di 20-30m. |
1978-79
|
16
deformometri |
Dati
insufficienti |
1991
|
Tomografie
sismiche |
Profondità
dell’eventuale movimento franoso fra 4 e |
1991
|
Studio
geomorfologico |
Esistenza
di un unico movimento franoso del versante NE a |
|
|
profondità
non determinata |
1994-95
|
23
deformometri nel complesso di San Salvatore |
Lesioni
significative in corrispondenza del lato NE del complesso. |
|
|
Le
altre lesioni non presentano movimenti di rilievo |
1910-11
|
Livellazioni
topografiche di alta precisione |
Aree
in sollevamento: versante E e Rampe |
1990
|
Confronto
tra i dati delle tre campagne |
Aree
stabili: Piazzale Michelangelo |
1993
|
|
Aree
in abbassamento: San Niccolò |
1991-99
|
10
piezometri a tubo aperto |
Assenza
di comportamenti anomali rispetto alle variazioni stagionali |
1997-99
|
30
inclinometri |
Vedi
testo |
1992-99
|
44
deformometri |
Vedi
testo |
1999
|
4
profili sismici a rifrazione nell’area del |
Identificazione
dello spessore del terreno di riporto (max
|
|
Piazzale
Michelangelo (profondità |
spigolo
NE) e individuazione di un substrato alterato, a circa |
5. Interventi di consolidamento effettuati in tempi recenti
Nel
corso del XX secolo, le strutture che sorgono sul Monte alle Croci, comprese le
opere del Poggi, le quali sono oggi esse stesse annoverate nel patrimonio
architettonico della città, sono state interessate da dissesti strutturali di
varia entità e ciò ha condotto, assieme al perdurare della dinamica del quadro
fessurativo del complesso di San Salvatore, alla realizzazione di una serie di
interventi, sintetizzati nella Tab. 6 (Agostini et
al., 2003). Gli interventi
realizzati nel passato, di cui si ampliamente parlato nel capitolo 3, sono stati
essenzialmente di tre tipologie:
1. realizzazione di sistemi di drenaggio
2. politiche di uso del suolo
3. interventi sulle singole strutture
Per
quanto riguarda l’allontanamento delle acque superficiali, i primi interventi
risalgono al XV secolo, con la realizzazione di fossi drenanti, seguiti dalla
realizzazione delle cisterne forse da parte di Michelangelo, gli acquidocci ed i
pozzi nel 1652, la rete drenante del Poggi. In tutti i documenti storici queste
opere vengono menzionate solo in occasione della loro realizzazione. Non diverso
è il destino delle opere più recenti, come ad esempio la rete fognaria di cui
non esiste nemmeno una planimetria ufficiale, o il sistema di drenaggio nel
cimitero delle Porte Sante (realizzato dal comune di Firenze nel 1990) la cui
manutenzione è piuttosto scarsa. E’
da sottolineare che queste opere drenanti se dissestate, determinerebbero un
effetto opposto a quello per cui sono state realizzate. Il sistema di captazione
e di raccolta delle acque, progettato da Poggi per alimentare la vasca del
Piazzale Michelangelo ed il sistema delle Rampe, è stato oggetto di uno studio
da parte del Comune di Firenze per conoscere la situazione attuale del sistema
con lo scopo di ripristinare la circolazione delle acque (Comune di Firenze,
comunicazione personale). Per quanto
riguarda l’uso del suolo, più volte, nel corso dei secoli, è stato imposto
il divieto di coltivare il terreno per limitare l’infiltrazione di acqua
piovana e di edificazione nelle aree maggiormente a rischio. In particolare,
l’area espropriata secondo quanto disposto dalla Commissione Giordano alla
fine del XIX secolo, è attualmente occupata da un campeggio. In passato gli
interventi strutturali sono stati effettuati prevalentemente sugli edifici
appartenenti al complesso di San Salvatore, e, alla fine dell’800, sulle opere
del Poggi. Negli ultimi anni gli
interventi sono stati prevalentemente interventi di restauro degli edifici
storici come il palazzo dei Vescovi ed il Convento di San Francesco (Morozzi G.,
1979, Pacciani B., 1988) e di consolidamento di muri a retta; attualmente in
corso un intervento sui muri a retta del sistema delle Rampe.
In buona misura si tratta di interventi diretti al restauro e al
ripristino, anche se non mancano opere di consolidamento strutturale: in ogni
caso è da rilevare che i numerosi interventi realizzati sono stati puntuali e
per lo più sconnessi fra loro. Nella tabella sottostante sono riportati i
principali interventi realizzati recentemente nell’area; per gli interventi
effettuati nel passato si rimanda alla tabella 1.
Tabella 6
– Principali interventi realizzati nel corso del XX secolo (fonti: Comune di
Firenze, 1990, 1999)
Data
|
Aree
e strutture interessate |
Interventi
effettuati |
1965-72
|
Palazzo
dei Vescovi |
Consolidamento
delle fondazioni della facciata Formazione di intelaiature di cemento
armato nei rinfianchi delle volte e nei sottofondo del pavimento del
convento Sistemazione delle fratture su pavimenti e strutture in
elevazione |
1970
|
Convento
di San francesco |
Opere
di restauro |
1971
|
Fortificazioni
michelangiolesche – lato NE |
Cementazione
di una profonda lesione |
1977-79
|
Piazzale
Michelangelo – lato NO |
Sottofondazione
con cortine di pali radice della lunghezza di circa |
1979-80
|
Rampe
|
Consolidazione
di alcune strutture murarie di contenimento |
1981-85
|
Area
del campeggio |
Consolidazione
delle strutture murarie |
1981-83
|
Scalinata
monumentale di San Miniato |
Opere
di restauro |
1987
|
Viale
dei Colli |
Consolidazione
di alcune strutture murarie di contenimento |
1990
|
Piazzale
Michelangelo – lato NO |
Consolidamento
con micropali e tiranti Opere di drenaggio superficiale |
1990
|
Piazzale
Michelangelo – lato E |
Opere
di restauro |
1990
|
Cimitero
Monumentale delle Porte Sante |
Opere
di drenaggio superficiale |
2003
|
Rampe
|
Consolidazione
di alcune strutture murarie di contenimento |
Tutti
gli studi effettuati nel corso dei secoli, iniziati nel 1499 con Leonardo da
Vinci, concordano sui fattori predisponenti e sui probabili fattori di innesco:
fattori
naturali predisponenti:
1)
la natura geologica del terreno (strati disposti a franapoggio ed
interstratificazioni argillose),
2)
l’infiltrazione dell’acqua nel terreno,
3) lo scalzamento naturale del fiume.
1)
inadeguato sistema di drenaggio
2)
alterazione morfologica dei versanti (gli scalzamenti artificiali dovuti, in
antichità, ad una cava di laterizi, e, in tempi più recenti, alla
realizzazione della galleria filtrante ed al taglio della strada sul Lungarno, a
riporti e sbancamenti)
3) uso del suolo
1)
le precipitazioni meteoriche
Permane
tuttora una notevole difficoltà nell’interpretazione delle evidenze
superficiali dei movimenti, e quindi anche sul meccanismo degli stessi, dovuta
a:
§
intensa urbanizzazione
dell’area
§
difficile interpretazione dei
dati delle passate campagne di monitoraggio
§
lenta evoluzione dei movimenti
(dell’ordine dei mm/anno)
Per
quanto riguarda il meccanismo sono state avanzate varie ipotesi, così
riassumibili:
1)
movimento generalizzato del versante della collina in direzione dell’Arno (Losacco
U., 1957)
2)
movimenti indipendenti:
a. cedimenti verticali del terreno (Giordano
F., 1884,
Canavari M., 1928)
b. scivolamenti traslazionali (Comune di Firenze,
1990)
c. scivolamenti traslazionali con superficie di scorrimento
multipla (Focardi P., 1991, Bertocci et
al., 1995)
d.
fenomeni di compressione e rigonfiamento nelle parti inferiori del versante
settentrionale (Bertocci et
al., 1995)